16 SETTEMBRE
L’INTEGRAZIONE DEI RISCHI CLIMATICI E AMBIENTALI NEI PROCESSI DEGLI INTERMEDIARI NON BANCARI
GOVERNANCE RISK & CONTROL
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STATO DI AVANZAMENTO E NUOVE BUONE PRASSI
Negli ultimi anni i temi ESG sono entrati stabilmente nell’agenda delle Autorità di Vigilanza e delle istituzioni finanziarie. La Banca d’Italia, con la comunicazione del 27 dicembre 2022, ha chiesto a tutti gli intermediari non bancari di elaborare un piano d’azione per l’integrazione dei rischi climatici e ambientali nei processi aziendali, con l’obiettivo di allinearsi alle Aspettative di Vigilanza entro il 2025.
Questi piani, approvati dai CdA e trasmessi a inizio 2023, sono stati oggetto di analisi approfondite. Dopo un primo bilancio pubblicato nel dicembre 2023, la Vigilanza ha proseguito nel 2024 con un monitoraggio sistematico, includendo i risultati nei processi SREP e svolgendo indagini trasversali su un campione rappresentativo di 195 intermediari non bancari: 77 società finanziarie, 20 istituti di pagamento e moneta elettronica (IP/IMEL), 70 società di gestione del risparmio (SGR) e 28 SIM.
Il 2025, anno di scadenza per l’allineamento alle Aspettative di Vigilanza, mostra una fotografia aggiornata che mette in luce i progressi, le criticità e alcune nuove buone prassi che possono rappresentare un riferimento per l’intero settore.
Grado di attuazione dei piani
L’analisi della Banca d’Italia mostra che oltre il 60% degli intermediari sta rispettando la tabella di marcia definita nei propri piani d’azione. Tuttavia, l’eterogeneità tra comparti risulta marcata.
Le SGR risultano le più virtuose: oltre l’80% ha rispettato le scadenze previste e alcune hanno persino anticipato i tempi o ampliato il perimetro delle iniziative. Al contrario, SIM, IP/IMEL e società finanziarie presentano percentuali inferiori al 60%, con frequenti ritardi o carenze informative. In molti casi mancano scadenze precise per l’attuazione delle misure.
Le aree tematiche di intervento
Governance e organizzazione
Tutti gli intermediari stanno aggiornando le strutture organizzative per integrare i temi ESG. Sono sempre più frequenti la nomina di referenti per la sostenibilità, talvolta coincidenti con l’Amministratore Delegato o il Risk Manager, e la creazione di comitati interni dedicati ai rischi climatici e ambientali.
Le SGR guidano anche su questo fronte: hanno avviato gap analysis, formalizzato le responsabilità dei comitati e rafforzato i sistemi di reporting con KPI dedicati. Sono diffusi i programmi di formazione per dipendenti e organi sociali, talvolta accompagnati da comunicazioni periodiche sull’importanza della prevenzione dei rischi ESG.
Un ulteriore passo riguarda le politiche di remunerazione: in diversi casi, soprattutto nelle SGR, la componente variabile degli stipendi è stata legata al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità, sia nel breve sia nel medio-lungo termine.
Modelli di business
Molti operatori, in particolare le SGR, hanno avviato iniziative per incorporare i principi ESG nella catena del valore e rafforzare il proprio posizionamento strategico, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica dei patrimoni gestiti entro il 2050.
Alcune società finanziarie hanno introdotto prodotti di credito “green”, come prestiti al consumo e leasing a condizioni agevolate per beni sostenibili. Nelle SIM, l’integrazione ESG nei modelli di business è più evidente nelle realtà di maggiori dimensioni.
Tuttavia, molte società più piccole e non interconnesse continuano a considerare marginale il ruolo dei fattori ESG nelle proprie strategie, limitandosi ad alcuni progetti isolati o a nuove linee di servizi di investimento a tema.
Gestione dei rischi
L’integrazione dei rischi ESG nei framework aziendali è avanzata soprattutto nelle SGR, che hanno mappato i rischi climatici nei portafogli gestiti e adottato metodologie di analisi di materialità. Alcune società finanziarie hanno aggiornato le proprie analisi ICAAP includendo i rischi climatici e sviluppato stress test per stimarne gli impatti economici, ad esempio tramite l’aumento delle probabilità di default nei settori più inquinanti.
Le SIM hanno arricchito gli indicatori di rischio con metriche di sostenibilità, mentre diversi intermediari hanno iniziato a costruire dataset ESG interni, alimentati con dati propri, questionari alla clientela e fonti esterne.
Disclosure
Le nuove regole europee pongono grande enfasi sulla trasparenza: con il Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) gli intermediari devono spiegare come gestiscono i rischi ESG e classificare i loro prodotti in base al grado di sostenibilità, così da permettere agli investitori di valutare in modo consapevole le proprie scelte.
Le SGR hanno fatto da apripista aggiornando tempestivamente siti web, documentazione d’offerta e informative periodiche sui prodotti.
Negli altri comparti cresce l’impegno a comunicare i rischi climatici e ambientali, soprattutto tramite bilanci, informative di Terzo Pilastro e siti istituzionali.
Le nuove buone prassi
In aggiunta alle pratiche già individuate nel 2023, la Vigilanza ha raccolto nuove esperienze virtuose che possono diventare modelli di riferimento.
Governance
- Costituzione di una Task Force multidisciplinare, con il compito di orientare l’inserimento dei rischi climatici e ambientali nella strategia dell’azienda. I membri, scelti tra professionisti con competenze specialistiche in ambito ESG, si riuniscono a intervalli regolari per confrontarsi sui progetti legati alla Corporate Social Responsibility (CSR).
Modello di business e strategia
- Aggiornamento della policy di governo e controllo: valutazione ESG per ogni nuovo prodotto o modifica, formalizzata successivamente in un apposito report.
- Aggiornamento della procedura investimenti: in particolare per le SGR, per integrare criteri di sostenibilità ambientale e definizione di strategie per l’esercizio dei diritti di voto e di intervento sugli strumenti finanziari dei patrimoni gestiti, in modo da promuovere pratiche ESG.
- Introduzione di indicatori di sostenibilità sociale ed ambientale nella comunicazione con i clienti: introduzione di indicatori ESG nelle proposte e nei report di investimento.
- Integrazione dell'offerta commerciale: introduzione di fattori ESG nei prodotti offerti.
Sistema organizzativo e processi operativi
- Riduzione dell’impatto energetico: implementazione di data server green, alimentati integralmente da fonti di energia rinnovabile.
- Rafforzamento del peso degli obiettivi di finanza sostenibile nella politica di remunerazione: alcune SGR hanno aumentato l’importanza degli obiettivi legati alla finanza sostenibile sia nei piani di incentivazione a breve termine sia in quelli a medio-lungo termine.
Gestione dei rischi
- Monitoraggio delle iniziative ESG dei partner: considerazione delle iniziative aziendali in materia ESG adottate dai partner commerciali e finanziari più significativi dell’intermediario.
- Integrazione dei sistemi di monitoraggio con l’introduzione di appositi limiti operativi: con riguardo alle SGR, integrazione dei sistemi di monitoraggio con l’introduzione di appositi limiti operativi volti al contenimento dei rischi, anche reputazionali, dei portafogli gestiti.
- Analisi di impatto di scenari avversi: realizzazione di uno stress test, con successiva formalizzazione di criteri e risultati nell’ICAAP, che considera il rischio di transizione.
- Creazione di database interni e raccolta dati: raccolta di dati sulle certificazioni energetiche, caratteristiche tecniche dei beni finanziati e geolocalizzazione dei macchinari in leasing.
- Adozione di uno score di rischio ambientale: adozione di metodologie di valutazione che integrino i fattori ESG. In particolare, nell’ambito della valutazione della clientela e insieme agli altri indicatori impiegati nel processo creditizio – soprattutto per il monitoraggio del rischio di credito – può essere utilizzato uno score che includa il “rischio ambientale”, fornito da info-provider specializzati e soggetto a regolari verifiche di qualità.
Il supporto di Consilia agli intermediari non bancari
Consilia Business Management supporta gli intermediari non bancari nell’implementazione delle Aspettative di Vigilanza sui rischi climatici e ambientali, offrendo soluzioni personalizzate che integrano i recenti aggiornamenti delle buone prassi pubblicate dalla Banca d’Italia, con particolare attenzione al rafforzamento della governance, all’adeguamento dei processi di risk management e alla definizione di metriche e reportistica ESG coerenti con gli standard di vigilanza.
A cura della Divisione GRC di Consilia Business Management
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