27 SETTEMBRE 2023
LE DECISIONI DELLA BCE E LE RECENTI PREVISIONI DI CRESCITA DELL’AREA EURO
Redazione Consilia
Negli ultimi anni, a partire dalla crisi finanziaria del 2007-2009, i tassi di interesse si sono attestati sempre su livelli molto bassi; risale infatti al 15 ottobre del 2008 il primo intervento di riduzione dei tassi di interesse disposto dalla Banca Centrale Europea (BCE), che, rivedendo al ribasso il tasso precedentemente definito al 4.25%, portò il tasso di riferimento delle operazioni di rifinanziamento delle banche con la BCE al 3.75%. Da quella data si ebbe l’inizio di una lunga fase di discesa dei tassi, arrestatasi solo a luglio 2022[1].
La politica della BCE fin dal 1998, con l’approvazione della strategia di politica monetaria, revisionata nel 2003, ha sempre operato con l’obiettivo di mantenere l’inflazione intorno al 2% nel medio periodo, al fine di perseguire la stabilità dei prezzi nell’area euro.
L’obiettivo di mantenere l’inflazione al di sotto del 2% cominciò ad essere disatteso a partire dall’agosto 2021, quando si registrò una variazione del dato rispetto allo stesso mese dell’anno precedente del 2%. Da qui iniziò una fase di crescita dell’inflazione che crebbe in modo significativo fino a toccare la punta massima del 10,6% ad ottobre del 2022[2].
In particolare, tra i fattori rilevanti che hanno contribuito alla crescita dei prezzi nell’ultimo triennio si annoverano la crisi pandemica, le conseguenti misure di stimolo economico adottate dai governi, nonché le varie politiche monetarie espansive messe in campo dalle varie banche centrali di tutto il mondo e, in ultimo, la crisi russo-ucraina a partire dal febbraio 2022, che ha acuito i suoi effetti soprattutto a valere sui prezzi dell’energia e delle materie prime.
Fonte: nostre rielaborazioni su dati BCE
Proprio al fine di porre un freno all’aumento dell’inflazione, che a metà del 2022 si attestava intorno al +7,8% su base annua, il Consiglio direttivo della BCE optò, nel luglio 2022, per un rialzo dei tassi di riferimento di 50 basis points (bp) e istituì, al contempo, il “Transmission Protection Instrument” (TPI), noto anche come scudo anti-spread, volto a colmare le lacune nella governance dell’Unione economica e monetaria e tentare di evitare che attacchi speculativi potessero penalizzare gli Stati dell’Eurozona con elevanti livelli di debito pubblico.
A partire dal primo rialzo del luglio 2022, la BCE ha deliberato complessivamente negli ultimi mesi 10 aumenti dei tassi fino all’ultimo ritocco avvenuto il 14 settembre scorso, di 25 bp, segnando un nuovo record storico: il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali delle banche verso la BCE è attualmente quindi del 4,50%, il livello più alto dall’avvio della moneta unica
Il recente intervento sui tassi è stato deciso dalla BCE sulla base delle proiezioni macroeconomiche formulate a settembre per l’area dell’euro dai suoi esperti: infatti, queste previsioni indicano un tasso di inflazione medio del 5,6% nel 2023, al 3,2% nel 2024 e al 2,1% nel 2025. A causa della conseguente contrazione della domanda (interna ed esterna), sono state riviste al ribasso anche le stime di crescita economica nell’area euro, indicate allo 0,7% nel 2023, all’1,0% nel 2024 e all’1,5% nel 2025.
La BCE, con i suoi recenti interventi di politica monetaria, ha quindi posto in essere azioni concrete per influire sulle aspettative di inflazione, che giocano un ruolo chiave nell’orientare il comportamento delle famiglie e delle imprese, e che a loro volta influenzano la dinamica dei prezzi complessivi.
L’autorità monetaria ha innalzato i tassi di interesse ai massimi storici per contrastare l’inflazione, ma allo stesso tempo ha indicato che questo ciclo di aumenti dei tassi potrebbe essere vicino alla sua conclusione, segnalando altresì un possibile rallentamento dell’attività economica dell’area euro nei prossimi semestri.
La BCE ha inoltre affermato che i costi per i finanziamenti dell’Eurozona hanno raggiunto il picco e che i tassi di interesse attuali daranno un contributo sostanziale al tempestivo ritorno dell’inflazione al target previsto nel medio periodo del 2%. Le proiezioni macroeconomiche degli esperti della BCE prevedono un raggiungimento del target di inflazione di medio periodo solo nel 2025. La discesa del taso di inflazione è più facile e rapida quando il punto di partenza della stessa è ad un livello molto elevato, mentre appare più difficile e costosa da perseguire quando deve riequilibrarsi da un valore vicino al 5 verso un target indicato dalle previsioni del 2%.
Le aspettative di inflazione sono difficili da misurare e possono essere influenzate da una serie di fattori, tra cui le esperienze dei precedenti cicli monetari, le condizioni economiche e le modalità di comunicazione della politica monetaria da parte della banca centrale.
A fronte di ciò, la BCE deve quindi continuare a concentrarsi sulla gestione delle aspettative di inflazione, per garantire la stabilità dei prezzi e sostenere una crescita economica sostenibile.
Gli operatori di mercato, le imprese e i consumatori dovranno, pertanto, essere pronti a adattarsi ad un contesto finanziario in rapida evoluzione e monitorare gli effetti sull’economia dell’area euro delle prossime mosse della BCE.
[1] Un breve periodo di crescita dei tassi si era presentato nell’aprile del 2011, quando il tasso di riferimento passò dall’1% all’1,25% e al 1,50% nel successivo mese di luglio. Si trattò di un intervento minimo, rientrato nel periodo successivo, già a partire dal mese di novembre 2011.
[2] Considerazioni finali del Governatore, Relazione annuale di Banca d’Italia, 31 maggio 2023.
BACK TO TOP
HEADQUARTER
Sede legale: Via Garofalo, 4
20133, Milano (MI)
Sede operativa: Corso Europa, 13
20122, Milano (MI)
info@consiliabm.com
SOCIAL MEDIA