29 APRILE 2022
LE LINEE GUIDA ESMA SULLE POLITICHE E PRASSI DI REMUNERAZIONE
Redazione Consilia
Negli ultimi tre anni, a livello globale i costi dei trasporti via mare hanno subito un incremento medio pari a circa il 700%, con picchi superiori al 1000% sulle rotte più trafficate quali, ad esempio, quelle che coinvolgono i porti cinesi e statunitensi.
Il notevole aumento dei costi di trasporto ha comportato enormi ripercussioni su tutti i mercati, in quanto ad oggi il trasporto di merci via mare rappresenta circa il 90% del volume dei trasporti internazionali. Le aziende che stanno risentendo maggiormente di tale incremento sono quelle che trattano prodotti voluminosi o merci di scarso valore.
Le cause che hanno condotto all’attuale scenario sono principalmente le seguenti:
Nel 2022 lo scenario è destinato a peggiorare ulteriormente, sia a causa dei nuovi lockdown che negli ultimi giorni stanno interessando diverse città portuali cinesi, alle prese con la diffusione della variante Omicron, sia per via delle sanzioni imposte alla Russia da parte dell’Occidente in seguito all’invasione dell’Ucraina. In conseguenza di ciò oltre un milione di container all’anno andranno ad intasare ulteriormente le tratte marittime, non potendo più transitare dalla Cina all’Europa attraverso il trasporto ferroviario russo. Ciò si tradurrà in una scarsità di container fisicamente disponibili e in un incremento inesorabile del prezzo dei noli.
A causa dei fattori sopra richiamati, nel 2022 si stima che la percentuale di navi cargo coinvolte in trasporti internazionali in grado di consegnare la merce entro la scadenza concordata contrattualmente sarà pari a meno del 35%, a fronte di valori medi prossimi all’80% registrati negli anni antecedenti alla pandemia.
La “crisi dei container” ha definitivamente messo in discussione il modello “Just in time” in voga negli ultimi anni soprattutto nei Paesi occidentali, che prevedeva logiche di approvvigionamento delle materie prime solo “a richiesta” da parte del mercato, con conseguente riduzione dei costi dei magazzini, che rimanevano semivuoti, e delocalizzazione delle produzioni, con intere filiere strettamente dipendenti dalla Cina e dai Paesi del Sud-est asiatico.
Ad oggi, mentre le grandi multinazionali stanno cercando di porre rimedio ordinando nuove navi o noleggiando navi portacontainer private, le aziende di dimensioni medie (tra cui le PMI italiane) si trovano costrette a ripensare alla propria filiera strategica o, laddove impossibile (società di import-export), a valutare la possibilità di stringere alleanze al fine di implementare reti di imprese per la logistica, in grado di abbattere i costi e minimizzare i ritardi nelle tempistiche di approvvigionamento.
A prescindere dalle dimensioni aziendali è in ogni caso necessario rivedere le tempistiche anticipando le spedizioni delle merci rispetto alle scadenze convenzionali.
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