05 MARZO
LE MEDIE IMPRESE E LA SFIDA DELLA CRESCITA DIMENSIONALE
GOVERNANCE RISK & CONTROL
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LA PRIORITA’ DI COSTRUIRE “CAMPIONI NAZIONALI ED EUROPEI”
1. La rilevanza economica delle medie imprese
Mediobanca nel suo Rapporto annuale 2023 (Rapporto) dedicato alle Medie Imprese (MI) le definisce come quegli operatori che hanno un fatturato compreso tra i 20 e i 250 milioni di euro e un numero di addetti tra i 250 e le 1.500 persone. La ricerca è basata su più di 20 anni di osservazioni del campione di MI selezionate con questi criteri dal Registro delle Imprese; esse rappresentano una componente essenziale dell'economia italiana ed europea. Con un giro di affari di oltre 1.000 miliardi di euro, generano quasi il 40% del valore aggiunto nazionale e impiegano un terzo di tutti gli occupati. Le MI sono particolarmente diffuse nel settore manifatturiero, dove rappresentano il 76,5% degli addetti, mentre nel settore dei servizi occupano circa il 49,3%. Le MI ricoprono un ruolo fondamentale nell'economia italiana e, innanzitutto: contribuiscono alla crescita economica del Paese; creano occupazione e opportunità di lavoro; e innovano e sviluppano nuove tecnologie.
Secondo un ulteriore recente studio di Confindustria, nel 2022 le MI italiane hanno registrato una crescita del fatturato del 10,4%, superiore alla media delle imprese europee (8,1%). Questa crescita è stata trainata dalla domanda interna e dall'export, che è aumentato del 12,2%. Inoltre, le MI sono responsabili di circa il 60% del totale delle esportazioni italiane.
Tabella 1: Rilevanza economica delle medie imprese in Italia
Tabella 2: Distribuzione delle medie imprese per settore di attività
In termini di numero, le 242 mila MI italiane rappresentano il 15,5% del totale delle imprese e generano il 39,4% del fatturato e il 38,5% dell'occupazione. Il settore manifatturiero è certamente, con 2,8 milioni di occupati, quello di maggiore rappresentatività.
Tabella 3: Distribuzione geografica delle medie imprese italiane
La distribuzione geografica è influenzata da diversi fattori, tra cui la presenza di: risorse naturali; centri di ricerca; e lo sviluppo e la presenza di infrastrutture. Le medie imprese italiane sono distribuite in modo relativamente uniforme sul territorio nazionale. Il 60% delle MI italiane si concentra nel Nord Italia, il 25% nel Centro Italia e il 15% nel Sud Italia. Tuttavia, esistono alcune differenze a livello regionale. Ad esempio, le MI sono più diffuse nel Nord-Est, dove rappresentano il 20% del totale delle imprese, rispetto al Nord-Ovest, dove rappresentano il 15% del totale delle imprese.
Il Rapporto evidenzia altresì che le MI italiane sono innovative: infatti, i dati riferiti al 2022 mostrano che il 26% delle medie imprese ha investito in innovazione, contro un 22% delle imprese europee.
Inoltre, dall’analisi dei dati emerge che le MI hanno diversi punti di forza: sono flessibili e adattabili ai cambiamenti del mercato; sono innovative e orientate alla ricerca e sviluppo e risultano generalmente radicate nel territorio in cui operano e contribuiscono allo stesso con importanti livelli di sviluppo.
Con riferimento alla occupazione, le MI rappresentano anche un importante motore di occupazione femminile, in quanto offrono opportunità di lavoro in settori tradizionalmente maschili, come l'industria e le costruzioni. Le medie imprese italiane sono inoltre più propense a promuovere la parità di genere, in quanto hanno una dimensione più strutturata nella gestione delle risorse umane e sono più aperte, in generale, all'innovazione. L’importanza dell’occupazione al femminile è rappresentata dal 40% delle donne occupate nelle medie imprese italiane, rispetto al 36% nelle grandi imprese e al 32% nelle piccole imprese italiane.
Tabella 4: Diffusione delle medie imprese nei settori più innovativi
Le MI sono particolarmente diffuse nei settori più innovativi, in quanto sono più flessibili e adattabili ai cambiamenti del mercato. Investono maggiormente in ricerca e sviluppo, in quanto sono consapevoli dell'importanza dell'innovazione per la competitività. La presenza è articolata in tutti i settori dell'economia, con prevalenza nei settori più innovativi, come quelli dove sono stati effettuati investimenti in Industria 4.0, nel settore ICT e nei servizi ad alta tecnologia.
I dati commentati finora, non si discostano significativamente rispetto al campione osservato da Mediobanca e riferito alle MI a matrice familiare.
2. I punti di forza e le sfide per le medie imprese
Le MI, come indicato nel Rapporto, hanno diversi punti di forza che sono: flessibilità e adattabilità ai cambiamenti del mercato; capacità di essere innovative e orientate alla ricerca e sviluppo; e risultano nella loro vocazione sempre significativamente radicate nel territorio in cui operano ed in cui sono in grado di contribuire. La flessibilità e l'adattabilità sono importanti per rispondere alle sfide della internazionalizzazione dei processi e della digitalizzazione; l'innovazione è fondamentale per la crescita economica e la loro competitività; mentre il legame con il territorio di appartenenza consente loro di contribuire allo sviluppo locale ed alla creazione di nuova occupazione e di legami anche con istituti e Università.
La capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato è un punto di forza importante: infatti, le medie imprese sono spesso più flessibili e adattabili delle grandi imprese, in quanto possono prendere decisioni in modo più rapido ed agile. Questo permette di rispondere più rapidamente alle nuove esigenze del mercato e di rimanere contemporaneamente competitive. La loro capacità di adattare la offerta di prodotti e servizi ai cambiamenti della domanda attraverso processi snelli, rapidi, flessibili (ma strutturati) ed a condizioni economiche a volte meno rigide e costose, rispetto alle analoghe imprese di più grande dimensione, le aiuta a collocarsi in maniera ottimale sul mercato.
Innovare in modo continuo è un altro elemento distintivo: infatti, le MI sono spesso più innovative delle grandi, in quanto più orientate al rischio (ma anche alla loro gestione organizzata) e alla sperimentazione, consentendo di sviluppare nuovi prodotti e servizi per il mercato, nonché nuove tecnologie e processi produttivi continuamente rivisti.
La capacità di costruire relazioni solide con i clienti e i fornitori rappresenta un altro fattore rilevante: spesso le MI sono più vicine a clienti e fornitori, grazie alla forza della dimensione relazionale dei rapporti sviluppati con le differenti controparti. Si realizza quindi la costruzione di relazioni di fiducia e di collaborazione, che rappresenta un rilevante vantaggio competitivo. La capacitò di intercettare più adeguatamente e rapidamente le esigenze dei clienti e di offrire spesso servizi personalizzati, consente di strutturare relazioni di lungo termine basate su rapporti strutturati e duraturi capaci di trasformare questi vantaggi in pricing competitivo e prodotti e servizi di maggiore qualità.
Il Rapporto ha, inoltre, rilevato alcune sfide come la mancanza di competenze digitali che si concretizza soprattutto con riferimento alle difficoltà di trovare sul mercato risorse umane con competenze digitali indispensabili per competere in un'economia sempre più aperta e alimentata dall’innovazione.
Tabella 5: Sfide specifiche delle medie imprese italiane
Una ulteriore sfida è rappresentata dalla carenza di infrastrutture; nel Rapporto si parla non solo di carenze legate ad aspetti infrastrutturali legati ad investimenti logistici (aeroporti, porti, connessioni ferroviarie, strade, hub logistici, ecc.), ma anche di limitazioni conseguenze di mancati investimenti nella digitalizzazione per rispondere al digital divide con il settore pubblico e con le infrastrutture e le reti di connessioni private.
Da un ulteriore studio di Confindustria redatto nel 2023, emergono ulteriori sfide che le MI italiane devono affrontare. Esse sono rappresentate da:
• concorrenza delle grandi imprese e delle imprese estere;
• burocrazia;
• carenza di competenze digitali;
• difficoltà di accesso al credito.
Per superare queste sfide, le ricette porterebbero ad individuare soluzioni che orientano le MI ad investire in innovazione, formazione e realizzazione di processi ed assetti organizzativi in grado di ridurre il livello di burocrazia interna ed esterna alla realtà operativa, migliorando la strategia e la pianificazione ed il livello di controllo e monitoraggio imprenditoriale. Ma questo, come vedremo tra poco, non basta.
3. La Sfida che manca: la crescita dimensionale e la creazione dei Campioni nazionali ed europei
Tuttavia, la sfida che tutti gli studi, e le risposte degli imprenditori, non sembrano prendere in adeguata considerazione, è quella della crescita dimensionale. Tale sfida è accompagnata dalla necessità di strutturare processi idonei di cambiamento nelle attività aziendali riferite, ad esempio: alla definizione, implementazione e controllo della strategia aziendale; alla indicazione di modelli di business; alla definizione di assetti e sistemi di governance e sistemi di controllo adeguati ai rischi ed alla complessità operativa aziendale; ai sistemi di implementazione di una adeguata pianificazione strategica ed operativa; alla indicazione di accurati e strutturati sistemi di performance management; alla definizione ed articolazione di diversi strumenti di finanza d’impresa a supporto delle esigenze finanziarie di crescita; solo per citarne alcune.
Ad esempio, tra le attività che possono rappresentare una sfida significativa si possono annoverare quelle riferite all'accesso a fonti di finanziamento di terzi o il ricorso al capitale di rischio in generale. Questi aspetti sono spesso speso sottovalutati nelle fasi di ricerca della crescita delle MI. L'accesso a fonti di finanza ordinaria e strutturata può consentire di investire al meglio le risorse a disposizione indirizzando le stesse in: investimenti in nuove tecnologie, impianti e macchinari; investimenti in ricerca e sviluppo; forme e potenzialità di crescita esterna attraverso operazioni straordinarie di acquisizione e consolidamento; ricerca di risorse finanziarie pubbliche (Borsa) e private in grado di rispondere al generale obiettivo della crescita dimensionale dell’impresa e del gruppo di appartenenza. Tuttavia, sono attività che comportano processi e conoscenze strutturate che non sempre sono di dominio delle MI.
La sfida rappresentata dal perseguimento di politiche di aumento delle dimensioni aziendali fanno emergere quindi tra gli effetti principali quello di incrementare significativamente la capacità di attrarre nuove e più qualificate risorse umane, indispensabili per elevare il livello di “managerializzzione” delle nostre MI.
Sempre nel settore della finanza, la formazione di risorse e la strutturazione di processi di controllo e di misurazione delle performance più adeguati, in grado di consentire maggiore efficienza, efficacia, produttività consente di affrontare le sfide e i cambiamenti continui nelle condizioni di mercato con maggiore precisione e serenità. Si pensi a quanto siano difficilmente già oggi interpretabili i fenomeni di cambiamento dello scenario competitivo macro e microeconomico in cui le imprese si trovano ad operare: quanto questo contesto possa essere collegato non solo ad una interpretazione corretta con strumenti e tecnologie adatte, ma anche ad analisi corrette ed accurate di dati ed informazioni generalmente complessi. Le indicazioni provenienti dalle aree di pianificazione e controllo più raffinati ed evoluti necessitano di capacità e intelligenze (non solo artificiali) nella lettura ed interpretazioni delle informazioni. Occorreranno quindi investimenti più rilevanti in risorse umane, sistemi e processi di pianificazione strategica, controllo di gestione e performance management.
La consulenza aziendale e l'assistenza tecnica offerta da esperti diverranno quindi fattori abilitanti che potranno contribuire positivamente a sviluppare ed accompagnare la crescita dimensionale delle MI.
Anche le politiche pubbliche nazionali ed europee potranno svolgere un ruolo importante nel sostenere le MI. In particolare, il miglioramento ed il processo di incentivazione della finanza a supporto degli investimenti per la crescita dimensionale (con o senza il contributo della costituzione di un Fondo Sovrano Europeo per gli investimenti a suo tempo suggerito da Confindustria), le politiche industriali nazionali ed europee dovranno essere finalizzate alla creazione di nuovi ”Campioni industriali nazionali ed europei”.
La creazione di un contesto nazionale ed europeo favorevole alle medie imprese, dovrà divenire un obiettivo fondamentale delle politiche industriali pubbliche nazionali ed europee, in grado di “mettere l’impresa al centro” e prevedere quindi la creazione di Campioni industriali nazionali ed europei, accompagnati dalla creazione di HUB o dalla indicazione di settori di eccellenza industriali dislocati in vari paesi europei, in modo da definire settori industriali da incentivare mediante opportuni strumenti di finanza per lo sviluppo e la crescita dimensionale.
Queste politiche orientate alla crescita dimensionale dovranno altresì essere integrate con processi di significativa semplificazione della burocrazia (dia dei processi interni ed esterni all’impresa mediante la digitalizzazione dei processi), ispirandosi sempre al principio di effettiva promozione della concorrenza tra imprese e la tutela irrinunciabile dei diritti dei consumatori di prodotti e servizi promossi dai Campioni nazionali ed europei.
A cura della Divisione GRC di Consilia Business Management
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