25 MAGGIO 2021
L’IMPATTO DEI FATTORI ESG NELLA VALUTAZIONE DEI RISCHI DI BANCHE E INTERMEDIARI
Redazione Consilia
L’attività economica svolta nel mondo, con i suoi negativi riflessi sull’ambiente e sull’uomo, è la principale causa dei cambiamenti climatici in corso, nell’ambito di un circolo vizioso che al tempo steso alimenta e subisce:
Le intese raggiunte dalla comunità internazionale, sancite dall’accordo di Parigi del 2015, richiedono un rapido percorso di decarbonizzazione volto a ridurre le interferenze con i processi naturali e mitigarne le conseguenze, limitando la crescita delle temperature entro gli 1,5-2°C rispetto ai valori preindustriali. Gli impegni dichiarati dai paesi a tal fine risultano in gran parte insufficienti e saranno rivisti nel corso della La Conference of the Parties.
In seguito all’adozione dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile nel 2015, i governi stanno compiendo passi avanti nella transizione verso economie più circolari e a basse emissioni di carbonio su scala globale. Per quanto riguarda l’Europa, il Green Deal europeo definisce l’obiettivo di trasformare l’Europa nel primo continente neutro dal punto di vista climatico entro il 2050. Il settore finanziario dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale in questo contesto, come enunciato nel piano d’azione della Commissione per finanziare la crescita sostenibile.
Per il terzo anno consecutivo la Banca centrale europea ha identificato i rischi climatici tra i principali fattori di rischio nella mappa dei rischi del Meccanismo di vigilanza unico per il sistema bancario dell’area dell’euro.
La BCE ritiene che gli enti creditizi debbano inquadrare i rischi climatici e ambientali nell’ambito di un approccio strategico, complessivo e lungimirante. Con specifico riferimento al settore bancario, l’EBA è stata incaricata di valutare in vari ambiti come integrare i rischi ambientali, sociali e di governance nei tre pilastri della vigilanza prudenziale (Meccanismo Unico di Supervisione, Meccanismo Unico di Risoluzione e Schema armonizzato di assicurazione sui depositi). Su queste basi l’EBA ha pubblicato un piano d’azione sulla finanza sostenibile e un Discussion Paper sull’integrazione dei rischi ambientali, sociali e di governance nel quadro normativo e di vigilanza.
Le aspettative della vigilanza in ambito ESG riguardano in primis le SIs che da quest’anno sono tenute ad applicarle, e secondariamente le altre Banche, attraverso aspettative specificamente definite dalle Autorità Nazionali Competenti in modo proporzionato alla natura, alla portata e alla complessità delle attività di ciascuno.
Nella definizione e attuazione della strategia aziendale, le Banche devono integrare i rischi climatici e ambientali aventi un impatto per il contesto in cui operano a breve, medio o lungo termine.
Il Consiglio di Amministrazione deve tenere conto dei rischi climatici e ambientali nell’elaborazione della strategia aziendale complessiva dell’ente, dei suoi obiettivi di business e del sistema di gestione dei rischi e condurre una supervisione efficace sui rischi climatici e ambientali.
Le Banche devono includere esplicitamente i rischi climatici e ambientali nel quadro di riferimento per la determinazione della propensione al rischio e devono individuare competenze specifiche per la gestione dei rischi climatici e ambientali all’interno della struttura organizzativa applicando il modello basato sulle tre linee di difesa.
Anche nell’ambito della reportistica interna, i dati sui rischi aggregati segnalati dagli enti devono rifletterne le esposizioni ai rischi climatici e ambientali, in modo da consentire all’organo di amministrazione e ai comitati endoconsiliari pertinenti di assumere decisioni informate.
Nella gestione del rischio di credito, gli enti devono tener conto dei rischi climatici e ambientali in tutte le fasi pertinenti del processo di concessione e monitoraggio all’interno dei propri portafogli.
E’ importante considerare i rischi climatici anche in termini di possibili impatti sulla continuità operativa, nonché la misura in cui la natura delle attività svolte possa accrescere i rischi reputazionali e/o di responsabilità legale.
Le Banche devono altresì monitorare, nel continuo, gli effetti dei fattori climatici e ambientali sulle proprie posizioni correnti esposte al rischio di mercato nonché sugli investimenti futuri elaborando prove di stress che tengano conto dei rischi climatici e ambientali.
Anche dal punto di vista finanziario, occorre valutare se rischi climatici e ambientali rilevanti possano determinare deflussi di cassa netti o intaccare le riserve di liquidità.
Ai fini delle informative regolamentari, le Banche devono pubblicare informazioni significative e metriche fondamentali sui rischi climatici e ambientali che ritengono rilevanti.
Per valutare l’efficienza di una Banca in Europa, entro pochi mesi investitori, clienti e agenzie di rating guarderanno anche a un nuovo indicatore: il Green Asset Ratio (Gar).
Il nuovo indice Gar, che sarà introdotto in Europa a partire dal 2022 su proposta dell’EBA, identifica il peso degli asset delle banche che finanziano attività sostenibili dal punto di vista ambientale sulla base della tassonomia delineata dall’Unione europea dopo la approvazione finale della Commissione Ue avvenuta lo scorso 21 aprile 2021.
Il Gar è un rapporto che ha al numeratore i crediti “green” e al denominatore il totale dei prestiti concessi dalla banca. Più precisamente, sulla base delle indicazioni dell’EBA di marzo 2021, nel calcolo del Gar andranno inclusi crediti green concessi sia alle imprese che alle famiglie (in questo caso per ora limitatamente ai mutui casa e ai prestiti auto), ma anche investimenti in azioni e titoli di debito (tranne i titoli di Stato e l’esposizione verso le varie banche centrali). Per i gruppi bancari che hanno esposizioni creditizie in Paesi extra Ue, tali prestiti non rientrano nel Gar ma andranno comunque evidenziati separatamente, in vista di un progressivo allineamento delle diverse tassonomie.
Deal on the Climate Law!
— European Commission (@EU_Commission) April 21, 2021
The European Climate Law turns our #EUGreenDeal targets into legal obligations:
📉 reducing net greenhouse gas emissions by at least 55% by 2030
🌍 reaching climate neutrality by 2050
Climate neutrality will guide our policies for the next 30 years. pic.twitter.com/XvJkscP1Ee
Lo scorso 21 maggio 2021 l’EBA ha pubblicato i risultati del suo primo esercizio pilota a livello dell’UE sul rischio climatico, con l’obiettivo principale di mappare le esposizioni delle banche al rischio climatico e fornire una panoramica degli sforzi che le Banche hanno compiuto finora.
In particolare, per le 29 banche volontarie del campione (pari al 50% delle attività totali UE), più della metà delle loro esposizioni verso imprese non PMI (58% del totale) sono allocate verso settori che potrebbero essere sensibili al rischio di transizione. Il Green Asset Ratio (GAR) aggregato dell’UE che si attesta al 7,9%.
Ove
TAC (Taxonomy Alignment Coefficient), rappresenta la componente stimata green di una data classe NACE (European Classification of Economic Activities) ottenuta aggregando stime a livello di controparte per la classe NACE pertinente. Cfr.: https://publications.jrc.ec.europa.eu/repository/handle/JRC118663
Dall’anno prossimo le Banche europee dovranno dare discolsure delle informazioni significative e metriche fondamentali sui rischi climatici e ambientali che ritengono rilevanti, incluso il Gar: investitori, analisi e regulator potranno quindi confrontare la situazione delle varie Banche e analizzare i trend evolutivi.
Il climate change porta con sé una serie di nuovi rischi per le Banche, sia finanziari che reputazionali, che devono essere opportunamente valutati e gestiti al fine di preservare il valore economico di questi intermediari.
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