06 GIUGNO 2022
SPACE ECONOMY, UNO SGUARDO AL FUTURO
Redazione Consilia
La Space Economy rappresenta un nuovo importantissimo motore di crescita per le economie paragonabile alla rivoluzione tecnologica a cui si è assistito due decenni fa con la diffusione di Internet. Lo scetticismo che si accompagnò allo sviluppo di quella che allora fu definita la new economy è stato poi smentito dai numerosi cambiamenti che hanno caratterizzato i processi economici e sociali. La Space Economy, allo stesso modo, sta attualmente catturando l’interesse anche di chi la osservava con riluttanza fino a poco tempo fa.
La Space Economy i viene spesso associata alla figura dell’imprenditore Elon Musk e in particolare alle sue avventure aerospaziali. Si tratta tuttavia di un ambito molto più vasto che riguarda tutti quei prodotti e servizi connessi allo sfruttamento in generale delle risorse offerte dallo spazio.
Molte sono le risposte che la Space Economy può fornire alle esigenze e alle complesse problematiche che alcune imprese operanti in particolari settori si trovano a fronteggiare. Tali imprese infatti possono utilizzare opportunamente i prodotti e i servizi offerti dall’economia spaziale, trasformandoli in importanti vantaggi competitivi.
Se da un lato, la presenza di enti governativi come la NASA hanno avviato lo sviluppo di missioni ambiziose, come quella riferita alla esplorazione di Marte, dall’altro alcune società private si sono concentrate nella pianificazione e nello sviluppo di progetti legati al “trasporto di passeggeri a bassa orbita terrestre” o ai “lanci di satelliti” o ancora ai “voli spaziali commerciali con equipaggio” o anche allo sviluppo dei benefici per la Terra derivanti da varie fattispecie di “servizi” che la Space Economy può offrire anche in chiave prospettica.
Si stanno quindi studiando nuovi progetti che affiancheranno i più tradizionali investimenti nella creazione di infrastrutture spaziali come satelliti, vettori, stazioni spaziali, fino a future basi situate sulla luna o sui pianeti rocciosi del sistema solare.
All’iniziale interesse di soggetti ed enti governativi, si sono così affacciati a questo settore anche l’industria aerospaziale e numerosi colossi multinazionali privati che hanno promosso importanti iniziative di investimento privato come Blue Origin di Jeff Bezos e Virgin Galactic di Richard Branson, oltre al già citato Elon Mask.
Anche lo studio “Global Space Economy”, recentemente pubblicato da Northern Sky Research (NSR), conferma che il mercato spaziale continua ad evolversi verso un modello di business incentrato sui servizi e sull’utilizzo di applicativi e software.
In questo senso la connessione tra le infrastrutture e le applicazioni che si potranno sviluppare in questo comparto rappresenterà un importante volano per la crescita economica nei prossimi anni.
Le tecnologie 5G, il Cloud Computing, le applicazioni su Big Data, il Software Defined Wan e altre soluzioni tecnologiche, si stanno spostando da applicazioni tecnologiche realizzate sulla Terra a segmenti sempre più correlati al mercato satellitare e spaziale.
In particolare, il business più connesso alle evoluzioni della Space Economy è quello delle telecomunicazioni che, secondo Morgan Stanley, insieme allo studio dei cambiamenti climatici e alle applicazioni legate alla sicurezza, rappresenteranno la spina dorsale del previsto boom degli investimenti nell’economia spaziale.
Nel già citato studio di NSR, si stima che la Space Economy genererà a livello globale ricavi per centinaia di miliardi dollari in particolare nei settori delle “Telecomunicazioni”, delle “Infrastrutture” e della “Esplorazioni spaziali”.
Viste le opportunità derivanti dal modello di business incentrato su servizi e software, la Space Economy è un settore che si sta aprendo anche a molte sperimentazioni avviate da nascenti startup oggetto di grande attenzione da parte di fondi ed investitori privati.
Tenendo conto della pluralità di fondi e investitori disponibili, le startup nel mondo operanti in questo comparto hanno raccolto collettivamente nel corso del 2021 oltre 15 miliardi di dollari di risorse, quasi doppie rispetto ai 7,7 miliardi di dollari raccolti nel corso del 2020.
Anche le operazioni di M&A relative alle startup “spaziali” hanno registrato un numero record di transazioni, pari a 241 nel 2021 in aumento del 48% rispetto al 2020, con una dimensione media di 64 milioni di dollari nel 2021, anch’essa in aumento del 35% rispetto al 2020.
Anche sul mercato pubblico delle IPO le Space startup hanno incrementato i volumi raccolti giungendo a oltre 4 miliardi di dollari, principalmente concentrati nel mercato degli Stati Uniti. Tale mercato ha raggiunto il record di 12 IPO, una delle quali è stata effettuata nel 2019 ed è riconducibile alla quotazione di Virgin Galactic, la società che ha da poco effettuato il primo volo turistico con passeggeri nello spazio.
Anche il settore del Venture Capital ha raggiunto importanti risultati nel 2021; infatti, è significativamente aumentato il numero di startup spaziali nelle quali sono stati effettuati investimenti, passato a quota 410 nel 2021 rispetto alle 223 aziende del 2020.
A livello europeo, secondo un’anteprima del rapporto SpaceTech della Fondazione Amaldi in uscita a settembre 2022, l’investimento totale nelle nuove aziende spaziali euro-based ha raggiunto negli ultimi tre anni i 5,5 miliardi di dollari.
L’aumento degli investimenti è una tendenza costantemente in crescita, come è possibile enucleare anche dall’analisi dei dati del biennio 2019-2020 dove le space startups hanno visto un aumento dell’82% degli investimenti globali di capitale di rischio nel 2020, passando da 5 miliardi di dollari a 9 miliardi di dollari nel 2020, con un aumento del 54% delle operazioni totali, passate da 78 a 120. Di queste risorse finanziarie, si stima che SpaceX (società del proprietario di Tesla, Elon Musk, che è in grado di far riatterrare i razzi usati per i lanci spaziali) da sola abbia raccolto circa 1,8 miliardi di dollari nel 2021.
L’Italia ha una lunga tradizione nelle attività spaziali: infatti, è stato uno dei primi Paesi al mondo a contribuire al lancio ed allo sviluppo delle tecnologie utili per il funzionamento dei satelliti in orbita; l’Italia è stato membro fondatore dell’Agenzia Spaziale Europea ed è ora il terzo Paese contributore dell’Agenzia Spaziale Europea.
L’Italia ha elaborato nel 2016 un “Piano strategico per l’economia spaziale”, che prevede un investimento nazionale di circa 4,7 miliardi di euro, di cui circa il 50% è coperto da risorse pubbliche, sia nazionali che regionali. Il piano si articola in 5 linee di programma, coerenti con le iniziative europee che sono in particolare:
Per effetto di questo Piano, ad esempio, nel settore delle telecomunicazioni l’accordo tra Tim ed Eutelsat Communications, siglato a novembre 2020, consentirà a Tim di ampliare i servizi a banda ultralarga offerti attraverso la tecnologia satellitare, con l’obiettivo di eliminare progressivamente il divario digitale in Italia e coprire così le aree più remote del paese.
A gennaio 2021 Open Fiber ha firmato un accordo con Telespazio, una joint venture tra Leonardo (67%) e Thales (33%), per l’utilizzo della tecnologia spaziale nazionale anche nelle località più remote rendendo disponibili collegamenti, anche qui, a banda larga.
Anche le università hanno iniziato a studiare il settore: l‘Osservatorio Space Economy della School of Management del Politecnico di Milano si pone l’obiettivo di analizzare le opportunità tecnologiche e le relative implicazioni per il business e l’economia spaziale a livello nazionale, nel tentativo di accelerare il processo di innovazione intersettoriale coniugando Space Tech e tecnologie digitali in un ampio portafoglio di servizi. Le opportunità tecnologiche e di business che ne deriveranno contribuiranno alla creazione di valore tangibile e non, attraverso la creazione di nuove forme e fonti di reddito, il conseguimento di più elevati standard di efficienza operativa e la creazione di progetti con impatti multidimensionali positivi su individui, industrie, società e ambiente.
In generale l’Italia, attraverso il suo Piano strategico, intende intercettare le nuove opportunità offerte dal settore ponendosi tra i leader europei sia a livello di iniziative governative, sia a livello di progetti da sviluppare anche nel settore privato.
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