25 LUGLIO
IL RUOLO STRATEGICO DELLA FINANZA INTERNAZIONALE IN ITALIA – PRESENTATO IL 15° ANNUAL REPORT AIBE
CORPORATE FINANCE
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È stato presentato durante l’Assemblea Annuale di AIBE il 15° Rapporto “Presenza e contributo delle banche e intermediari esteri al sistema economico-finanziario italiano”, curato dal prof. Arlotta di Consilia e dal prof. Uselli dell’Università dell’Insubria. Il Rapporto conferma l’importanza crescente degli operatori esteri nel sostenere la crescita, la competitività e la resilienza dell’economia italiana, con un impatto diretto in ambiti chiave quali debito pubblico, credito alle imprese, mercati dei capitali, M&A ed export.
Il bilancio del 2024: l’Italia convince gli investitori, anche a crescita rallentata
In un contesto internazionale caratterizzato da incertezza geopolitica e rallentamento della crescita, l’Italia si conferma una destinazione attrattiva per i capitali internazionali, pur evidenziando fragilità come l’elevato debito pubblico, la scarsa capitalizzazione delle imprese e il basso tasso di investimenti. Nonostante ciò, nel 2024 i soggetti esteri hanno aumentato di circa 130 miliardi i loro investimenti in titoli di Stato italiani, sottoscrivendo quote fino all’80% dei controvalori emessi.
Parallelamente, il ruolo delle banche estere operanti in Italia si è rafforzato: su 420 banche attive nel Paese a fine 2024, 76 hanno capitale estero, circa un quinto del totale.
Inoltre, nel 2024, il 71% dei prestiti sindacati e il 70% delle emissioni di debito corporate è stato intermediato da operatori esteri, evidenziando la crescente integrazione tra le imprese italiane e la finanza internazionale. Tra queste ultime operazioni, è più che raddoppiato — raggiungendo circa l’11% del totale — il valore di quelle assistite esclusivamente da intermediari esteri.
In crescita, seppur in misura meno marcata, anche i collocamenti di capitale di rischio: nel 2024, ben il 93% delle emissioni azionarie è stato gestito da operatori esteri, per un controvalore di 6,3 miliardi su un totale di 6,8 miliardi.
Per quanto riguarda l’M&A, oltre il 90% delle operazioni complessive è stato assistito da advisor esteri, con un volume di transazioni in forte aumento (+91%), grazie anche all’attrattività del Made in Italy nei settori strategici. È aumentato anche il ruolo degli investitori esteri nel private equity e venture capital e nel private debt italiani. La raccolta estera è salita al 34% e gli investimenti hanno raggiunto il 71%. Ancora più forte la presenza nel private debt dove, secondo i dati AIFI, l’80% dei capitali proviene dall’estero.
Secondo i dati raccolti da SACE, nel 2024 gli operatori esteri sostengono il 55% del valore complessivo nell’export finance, affiancando le imprese italiane nei percorsi di internazionalizzazione.
Le quote di mercato dei soggetti esteri nel credito parabancario rimangono stabili, con una presenza particolarmente significativa in alcune linee di prodotto, come il credito al consumo, dove gli operatori esteri detengono il 56% del mercato.
I principali fattori di sviluppo futuro includono una maggiore internazionalizzazione delle partnership per sostenere soprattutto le PMI nell’export e nella crescita all’estero, insieme al ruolo crescente della digitalizzazione e alla crescente attenzione ai temi ESG.
Verso un nuovo modello di crescita europea
Durante l’incontro, è emerso con chiarezza un tema centrale: l’integrazione finanziaria è oggi imprescindibile per rafforzare la competitività industriale europea. Il rafforzamento dei capitali, delle regole comuni e delle infrastrutture finanziarie è diventato una priorità.
Il ruolo strategico del sistema bancario europeo – solido, resiliente e radicato nei territori – deve essere affiancato da un deciso sviluppo dei mercati dei capitali, oggi ancora frammentati e sottodimensionati rispetto agli standard internazionali. Secondo l’FMI, il mercato dei capitali europeo è circa un terzo di quello statunitense.
La Savings and Investment Union (SIU), presentata dalla Commissione Europea a marzo 2025, risponde alla necessità di nuovi investimenti in Europa. Pur essendo un’iniziativa positiva, la sua attuazione richiederà tempo. La SIU si basa su quattro pilastri fondamentali: cittadini e risparmi, investimenti e finanziamenti, integrazione e scala, e supervisione efficiente del mercato unico. Il progetto coinvolge cittadini, banche, fondi pensione e investimenti congiunti, puntando anche alla semplificazione delle regole per favorire un mercato finanziario più integrato ed efficiente.
Secondo una recente analisi della BCE, infatti, se le famiglie europee riallineassero la loro allocazione di risparmio rispetto ai livelli medi statunitensi, fino a 8 trilioni di euro potrebbero essere mobilitati a favore dell’economia reale.
In questo scenario, l’Italia presenta alcune specificità. Le medie imprese rappresentano il cuore pulsante del sistema produttivo, ma spesso restano escluse dai grandi canali di finanziamento. L’investimento istituzionale – in particolare quello di casse previdenziali e fondi pensione – è ancora limitato sul mercato domestico: meno dell’1% dei patrimoni è allocato in equity italiano, a fronte di un elevato peso dell’immobiliare, favorito anche da un trattamento fiscale più vantaggioso.
Occorre allora una strategia più ambiziosa, che sappia incentivare l’impiego di capitali “pazienti” per sostenere l’innovazione, i processi di crescita dimensionale e le operazioni di M&A. Con interventi normativi mirati, si potrebbero attivare risorse per oltre 30 miliardi di euro all’anno, da destinare alle filiere strategiche della nostra economia.
Il messaggio che emerge dal Rapporto e dal confronto con gli operatori è chiaro: l’Europa ha bisogno di un salto di qualità nell’integrazione finanziaria e bancaria, per affrontare le sfide del presente e del futuro. La concorrenza globale non si gioca solo sulla tecnologia o sull’energia, ma sempre più sulla capacità di attrarre capitali, canalizzarli in modo efficiente e costruire un ecosistema favorevole all’innovazione.
Il capitale è ormai una leva geopolitica a tutti gli effetti, e la sua allocazione strategica determinerà il posizionamento dell’Italia e dell’Europa nei prossimi anni. Non è solo una questione economica, ma una scelta strutturale e politica, che richiede visione, coesione e strumenti all’altezza della sfida.
A cura della Divisione Corporate Finance di Consilia Business Management
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