30 MAGGIO
L’EUROPA HA BISOGNO DI EQUITY: UNA STRATEGIA PER LA RESILIENZA ECONOMICA E LA CRESCITA DELLE MEDIE IMPRESE
CORPORATE FINANCE
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In un momento storico in cui l’incertezza e le crisi globali – belliche, commerciali, energetiche o finanziarie – possono manifestarsi con sempre maggiore rapidità e intensità, la disponibilità di capitale di rischio, ossia l’equity, diventa una leva geopolitica prima ancora che economica o finanziaria.
Gli Stati Uniti, ad esempio, sono in grado di reagire generalmente con estrema tempestività: basti pensare al TARP del 2008, un’iniezione massiccia di equity per salvare e rilanciare interi settori industriali. L’Europa, al contrario, non dispone di strumenti altrettanto reattivi e strategici. Poiché la rapidità della risposta economica può determinare l’esito di una crisi, l’assenza di un sistema finanziario capace di immettere nel sistema equity in tempi brevi e su larga scala rappresenta un vero punto di fragilità strutturale.
Un risparmio abbondante che non si traduce in capitale per le imprese
Nel contesto europeo, l’equity è un bene scarso e non per mancanza di capitale: al contrario, l’Europa, e l’Italia in particolare, hanno un elevato tasso di risparmio privato, non esistono sufficienti canali per trasformare quel risparmio in capitale di rischio investito nelle imprese.
In Italia, ad esempio, i fondi pensione e le casse previdenziali gestiscono un patrimonio di circa 300 miliardi di euro. Di questi, meno dell’1% è investito in titoli azionari italiani. Il risparmio nazionale, dunque, viene spesso raccolto, gestito e investito altrove, mentre le imprese italiane – soprattutto le piccole e medie – restano sotto-capitalizzate, fragili finanziariamente e troppo dipendenti dal debito bancario come unica fonte di approvvigionamento.
Spesso si parla quindi di un paradosso evidente: un Paese ricco di risparmio che non riesce a far fruttare questa sua “risorsa naturale” nel modo più strategico. Il problema non è solo nazionale: riguarda l’intera struttura del mercato europeo dei capitali, che è frammentato, poco liquido, e basato su regole che spesso penalizzano l’investimento in equity.
Banche, limitazioni regolamentari e incentivi fiscali per il capitale paziente
Le banche europee, pur essendo ben capitalizzate, in caso di shock sistemico potrebbero incontrare ostacoli normativi che limitano l’effettivo utilizzo del capitale. Durante le crisi, la rigidità degli indicatori patrimoniali e la paura dello stigma associato all'utilizzo delle flessibilità concesse dalla BCE impediscono un uso efficace del capitale disponibile. Inoltre, la regolamentazione di Basilea penalizza gli investimenti azionari delle banche, applicando, ad esempio, ai titoli azionari pesi patrimoniali (risk weight) estremamente elevati.
A questa debolezza si aggiunge una carenza più profonda: la mancanza di una vera cultura dell’investimento di lungo periodo. L’attuale sistema fiscale penalizza il capitale paziente. In Italia, oggi, l’investimento azionario è disincentivato rispetto, ad esempio, a chi investe nel mercato immobiliare: dopo cinque anni un immobile è esente da tassazione sulla plusvalenza, mentre le azioni restano tassate al 26%. L'introduzione di una tassazione agevolata per il "capitale paziente", simile a quella prevista per il mercato immobiliare, potrebbe incentivare il risparmio verso strumenti di investimento in equity a lungo termine.
La proposta: “Savings and Investments Union”
Una delle risposte più promettenti a queste criticità è la proposta avanzata dall’Unione Europea per la creazione di una Savings and Investments Union (SIU). Questo progetto rappresenta un tentativo di realizzare un vero mercato unico dei capitali. L’obiettivo è quello di canalizzare l’enorme risparmio privato verso investimenti produttivi, tramite l’equity e la creazione di una borsa o una piazza finanziaria comune.
Per farlo, serve però un’infrastruttura finanziaria profonda: mercati liquidi, strumenti di investimento accessibili agli istituzionali ma anche al retail, una fiscalità favorevole e una regolamentazione più snella e flessibile. La proposta include anche la possibilità di creare conti investimento agevolati per i cittadini europei, accanto a una revisione significativa del ruolo dei fondi pensione, che potrebbero essere incentivati (e in parte obbligati) a investire una quota minima in strumenti finanziari azionari europei e nazionali, seguendo il modello già attuato in alcuni paesi europei. Il caso svedese dimostra, infatti, che è possibile costruire un flusso stabile e strutturale di equity verso le imprese. In Italia, l’adozione di politiche simili potrebbe generare investimenti annuali stimati nell’ordine di 30-35 miliardi di euro, una cifra che – se ben indirizzata – potrebbe sostenere l’innovazione, la crescita e la resilienza del nostro sistema industriale e produttivo. Una parte di questa liquidità potrebbe sostenere direttamente le Medie Imprese anche innovative; si badi bene, non le piccole imprese che non riescono a fungere da aggregatore e moltiplicatore di iniziative imprenditoriali, ma le Medie Imprese, ovvero quegli operatori che, secondo il campione analizzato nel Rapporto annuale 2023 di Mediobanca, presentano un fatturato compreso tra i 20 e i 250 milioni di euro e un numero di addetti tra le 250 e le 1.500 unità. Oggi molte Medie Imprese o potenziali tali sono raccolte attorno a mercati come l’EGM, dove la capitalizzazione è ridotta ma il potenziale, anche attraverso incentivi all’aumento dimensionale e alle operazioni di M&A, potrebbe rivelare un livello di sviluppo e crescita ancora più elevato ed interessante per l’intero sistema.
La nuova centralità delle Medie Imprese
In sintesi, per sostenere il tessuto imprenditoriale italiano è richiesto un cambio di paradigma. Occorre facilitare l’accesso delle Medie Imprese ai mercati dei capitali, incentivando la quotazione, promuovendo la ricerca finanziaria indipendente e semplificando gli strumenti a disposizione del risparmio retail.
Restituire centralità all’equity significa rafforzare la resilienza economica e promuovere la crescita dell’Europa.
La capacità di trasformare il risparmio in capitale per le imprese è un indicatore chiave dell’innovazione e della competitività di un sistema economico.
L’Europa ha bisogno di una strategia chiara e soprattutto coraggiosa per costruire un sistema finanziario all’altezza delle sue ambizioni. Le Medie Imprese, se messe in condizione di accedere a risorse adeguate, possono essere protagoniste di una nuova stagione di crescita, innovazione, autonomia e sviluppo industriale.
A cura della Divisione Corporate Finance di Consilia Business Management
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